C6 o Cfai? Mah… io veramente: C64!

1982. Eh si, sempre in quegli anni li! Luogo? United States of Ammeriga. Chi? La Commodore. Questa azienda sforna un bel biscottone chiamato C64 destinato a diventare uno dei “personal” computer piú iconici di sempre. (Apple a parte).

Non ho usato quel termine a caso, tra gli appassionati il primo modello di C64 è in effetti chiamato con affetto “il biscottone“. Da noi mangiaspaghetti arriverà un annetto dopo, tra una suonata di mandolino e l’altra, era il 1983.

Continuerà ad essere venduto fino al 1993. Non male.

Il C64 è nato come fratello maggiore del precedente VIC-20 (1980). Presentava maggiore potenza grafica e sonora, ma a discapito della compatibilità. Di VIC-20 non ne ho mai avuto uno, ho un vago ricordo di una partita a “Superman” (credo) a casa di amici dei miei in un anno indefinito, ma null’altro quindi oh: fatevene una! Comunque era fatto come nell’immagine a lato e molto simile al C64:

vic20
il Commodore VIC-20

Sulle specs del C64 non mi dilungo, in quanto su Wikipedia trovate tutte le informazioni del caso: RUN

Ancora oggi sono moltissimi gli appassionati che ne parlano su siti, riviste, libri e blog quindi invece di raccontare la storia di questa meravigliosa macchina, mi limiterò a condividere pensieri, esperienze e considerazioni personali ad essa legati.

Dovete capire che in quegli anni le cose stavano in maniera diversa. Un computer (almeno per quanto mi riguarda) era una cosa alquanto futuristica, quasi fantascientifica, astratta! Non si sapeva esattamente cosa potesse fare “un computer” poiché nei primi anni ottanta pochi di noi ne avevano uno in casa e nessuno della combriccola avrebbe potuto immaginare quanto queste macchine si sarebbero diffuse ed avrebbero segnato la nostra infanzia e le nostre vite negli anni a venire…

Non è che potevi Googlare sul cellulare sai? No. Niente internet, niente porno e niente cronologia da cancellare, what a wonderful world… Al massimo potevi andare dall’edicolante e chiedere: “scusi, ha una rivista di computer?” per sentirti rispondere: “no“. (Invece c’era maledetto!) Ma comunque…. la vendetta con l’infame giornalaio sarebbe arrivata alcuni anni dopo, ma questa è un’altra storia….

Nell’immaginario collettivo ed ingenuo del tempo di noi rigazzini con esso tutto era possibile.. no, ma dico tutto eh? C’era ancora un alone di mistero attorno a quell’oggetto. I primi eletti iniziarono a pavoneggiarsi lanciando durante l’intervallo a scuola frasi come: “mio papà lavora col computer ed a volte mi ci lascia giocare” BOOM! la bomba! Lo Yo-Yo  Motta cadeva per terra dimenticato mentre lo Sprint veniva sputato per pronunciare la frase “ma, come… giocare???“.

Il computer. Che aggeggio portentoso doveva essere se poteva permettere ad un adulto di “lavorare”, ma soprattutto poteva far giocare noialtri! Ecco che l’oggetto del mistero, cominciava a diventare oggetto del desiderio per tutti noi che aspettavamo solo di rimanere a casa da soli per accenderlo e varcare la soglia di quella porta luminosa che dava accesso a mondi immaginifici. (si, sempre chi ne aveva uno in casa asd!)

A casa mia manco per sogno però! A mio papà non fregava nulla della tecnologia. Ricorderò sempre il mio amico Andrea, compagno delle elementari e delle medie che mi telefonò un pomeriggio dicendomi che se fossi passato di nascosto da casa sua avremmo potuto accendere l’IBM del padre e giocare un pochino ad un gioco di cui non ricordo manco il nome. Ricordo però che era monocromatico. Verde. A ripensarci ‘na bella cagata. Andai di corsa.

Si diceva del mistero, della fanciullesca ingenuità che ancora contraddistingueva i ragazzini degli anni ’80. Merito forse, di film come “Il computer con le scarpe da tennis (The Computer Wore Tennis Shoes 1969), Wargames giochi di guerra (1983), Explorers (1985), La donna esplosiva (Weird science 1985), Hackers (1995) o serie TV come Super Vicki (Small Wonder 1985) per citarne giusto un paio; fatto sta che la nostra fantasia era terreno fertile per ogni tipo di banfata galattica!

In quei film ragazzini senza nessuna preparazione informatica ed un computer potevano fare meraviglie di ogni sorta: introdursi in un maxicomputer militare e rischiare di scatenare una guerra termonucleare? Check. Materializzare una topa mozzafiato dal nulla e rimediare così al nostro status di imbranati cronici col gentil sesso? Check. Ricreare circuiti visti in sogno e costruire quindi una navicella capace di portarci fuori dal nostro sistema solare al cospetto di forme di vita extraterrestri teledipendenti? Check.

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Finalmente nel 1987 o giù di li arriva in casa Grantorrone il primo computer: un C64C bello fiammante col suo Datasette. Avevo un unico gioco e la cosa durò per moltissimo tempo, credo mesi: Ghostbusters per C64! Il gioco era rigorosamente in inglese ed io ovviamente alle medie studiavo una lingua che può servire al giovane nerd in erba quanto uno snowboard ad un beduino nel deserto: il francese! Ci giocai moltissimo, senza capire esattamente cosa bisognasse fare per vincere. Ma siccome il primo film degli Acchiappafantasmi era, ed è tutt’oggi uno dei miei film preferiti di sempre, me ne importava il giusto e continuavo a giocare in modo compulsivo.

Bastava quel logo li nell’intro, la pallina in stile Karaoke sul testo della canzone, quella musichetta e per me era sufficiente! Agevolo l’intro pescata dal tubo: Ghostbusters C64 intro (courtesy of: Retro Arcade Classics). Non trattenete le lacrime, lasciatevi andare…

Potevi pimpare la Ecto-1, andare in giro per la città e catturare i fantasmi come nel film, attivando la trappola dopo averceli spediti sopra coi raggi protonici. (però ricordandosi di non incrociare mai i flussi, pena lo stop istantaneo della vita come tu la conosci e l’esplosione di ogni molecola del tuo corpo alla velocità della luce, si insomma: inversione protonica istantanea! cit.) Bella storia!

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Preso!

Ancora non sono sicuro di come si finisse il gioco, ma nonostante gli emulatori siano ormai a portata di mano non ho avuto il coraggio di rigiocarlo, nemmeno di guardare in internet un gameplay… forse per preservarne il bel ricordo.

Si diceva che ci giocai moltissimo. Doveva essere proprio vero, perché ricordo benissimo una scena in cui mia mamma parlando con una sua amica venuta a trovarla disse: “poverino gioca sempre e solo a quel gioco”… In merito voglio dire che all’epoca non c’era il concetto di “trama” in un videogame (non inteso come adesso almeno), magari nei tie-in di pellicole famose si ripercorreva su per giù quanto visto sul grande schermo, ma non si pensava di finire un gioco per vedere come evolveva una storia, ma ci si limitava a giocare per “vincere” (parola che mi suona ormai strana in questo contesto) ossia per poter dire: ” I’ve beaten the game!”. Che comunque non avrei potuto dire non sapendo l’inglese, ma pazienza. C’era poi anche il lato economico: ovvero non poter comperare i titoli in offerta su Steam a pochi spicci, oppure presso le grandi catene di negozi digitali sfruttando promozioni varie, no! Se volevi un gioco andavi presso i pochi negozi che li avevano in vendita e comperavi quasi sempre alla cieca, a prezzo pieno un titolo che poi magari era una ciofeca mastodontica. Nella migliore delle ipotesi lo avevi provato da un amico o magari avevi letto una recensione su Zzap! Altrimenti era pura esplorazione pioneristica ad 8-bit.

Dopo gli Acchiappafantasmi fortunatamente vennero altri titoli ai quali dedicai ore ed ore: Track & field (1983), Impossible mission (1984), G.I. Joe: A Real American Hero (1985), Ikari warriors (1986), IK+ (1987), Bubble Bobble (1987), The last ninja (1987), Samurai Warrior: The Battles of Usagi Yojimbo (1988), Zak McKracken And The Alien Mindbenders (1988), Turrican (1990) e molti, moltissimi altri…

Alcuni di questi giochi mi riportano alla mente ricordi di vario genere, ma tutti pregni di quel non so cosa ottantiano. Track & field era conosciuto nella cumpa come il distruttore di joystick! Essendo un simulatore di giochi olimpici consisteva nel riproporre al giocatore sfide sportive tipiche delle olimpiadi. Una in particolare, la corsa ad ostacoli era la colpevole di numerose rotture di controller poichè bisognava smanettare destra/sinistra in maniera furibonda per far correre l’omino e premere il tasto (ce n’era di solito uno solo) per saltare gli ostacoli. Noi si dava senza sosta alla povera levetta finchè non si sentiva il fatidico “crack!” seguito da rumore di pezzetti di plastica rotti che sanciva a) la fine della partita e b) il bisogno di rompere le balle ai genitori perchè ti comprassero un joystick nuovo.  Non ricordo di aver mai vinto la corsa ad ostacoli.

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la maledetta corsa.

G.I Joe, The last ninja e Samurai warrior. Il mio migliore amico dell’epoca, Fabio era la mia fonte ufficiale di videogames. Era il primo ad avere un gioco! sempre e comunque, ma soprattutto: lo aveva su floppy disk! I possessori di floppy disk erano esseri superiori, divini. Era loro concesso un tempo di caricamento nettamente inferiore rispetto ai comuni mortali dotati di cassettina a nastro magnetico…. per rendere l’idea il sopracitato Ghostbusters caricava una decina di minuti su cassetta prima di essere giocabile. Stateci voi a fissare lo schermo per dieci minuti e capirete.

Zak McKracken And The Alien Mindbenders. Aaaaaah! qui torniamo al discorso dello scoglio linguistico. Zak era un’avventura grafica punta e clicca, la prima che vidi in vita mia (negli anni a venire sarebbero andate forte). Aveva una trama ben sviluppata (uno dei rari casi) e tutta una serie di enigmi legati alla combinazione di oggetti, dialoghi con persone e locations da visitare per poter proseguire fino al finale della storia. Il gioco era rigorosamente in inglese, come fare quindi?

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una delle location

Ci si ritrovava a casa del buon Fabio (che in teoria sapeva l’inglese) e dizionario cartaceo alla mano si tentava di giocarci. Inutilmente. Anni dopo con l’arrivo dell’Amiga e l’inizio delle lezioni di inglese riuscii a giocarci in autonomia, ma senza mai terminarlo.

 

 

Quanti anni sono passati… Voi torroncini avete qualche ricordo legato agli anni del C64? Prima di salutare, vi agevolo un video pescato sul tubo che ripropone la schermata acida di caricamento su nastro del C64, non ci servivano droghe per sballarci, ci bastava fissare lo schermo!

C64 loading screen

Pubblicato da

Grantorrone

Un nostalgico e malinconico nerd.

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